GENOVA DISTRUTTA, SINDACO:

GENOVA DISTRUTTA, SINDACO:
– Sei morti sulla coscienza, ma nessuna intenzione di mollare. Perchè farlo ora, con le gente che spala ancora il fango e le carcasse delle auto accatastate come macchinine lungo il mare, sarebbe «vergognoso». Quarantotto ore dopo l’alluvione, neppure la fine delle piogge placa le polemiche sul modo in cui l’amministrazione comunale ha  gestito l’emergienza.

 E mentre la Procura, che indaga per disastro e omicidio colposo, effettua una prima ispezione aerea sui quartieri alluvionati, la città si prepara a dare l’ultimo saluto alle vittime. «Porterò per sempre le vittime di questo disastro sulla coscienza, la responsabilità ce la prendiamo tutti e io per prima», ammette il primo cittadino, che incassa la solidarietà del segretario Pd Pierluigi Bersani e non cede alle richieste di dimissioni che le sono piovute addosso. «Lasciare la città in queste condizioni sarebbe vergognoso», ripete Vincenzi ai genovesi, e poi aggiunge: «Col senno di poi avrei fatto chiudere l’intera città e d’ora in avanti con una allerta 2 scatta la chiusura di tutto»

 La città che non si dà pace per la tragedia si prepara invece a dare l’ultimo saluto alle vittime. Un addio commosso, come quello che oggi centinaia di persone hanno dato nell’obitorio dell’ospedale San Martino a mamma Shiprese e alle sue bimbe, Gioia e Janissa, di 8 e 1 anno. A stringersi attorno a papà Flemur e all’anziana nonna, straziati e sopraffatti dal dolore, tanto da riuscire a rimanere solo pochi minuti accanto alle tre bare di legno chiaro con tanti gigli bianchi sopra, amici e parenti. Le salme delle tre albanesi partiranno per l’albania domani mattina, in concomitanza con il primo funerale delle altre tre vittime

 dolore non ferma le indagini della Procura, che ha aperto un’inchiesta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo al momento a carico di ignoti. La città si aspetta una risposta rapida e per questo il procuratore capo Vincenzo Scolastico e il sostituto Stefano Puppo hanno sorvolato per due ore, a bordo di un elicottero della Guardia di finanza, via Fereggiano e le zone invase dalla furia delle acque. Un sopralluogo che potrebbe avere già dato i suoi frutti: non avendo notato detriti o tronchi d’albero a monte del torrente tali da provocare le esondazioni, una delle ipotesi è che a causare la tragedia sia stato un ‘tappo idraulicò alla confluenza del Fereggiano con il Bisagno. Tappo che avrebbe fatto da diga al torrente in piena, obbligandolo a uscire dal suo alveo e a invadere la strada, trascinando con sè nella sua corsa vite e cose.